Brano: [...]bro uscì, la « Pravda » parlò di letteratura proletaria in Italia, mentre la stampa fascista lo accolse con aperta ostilità. Nella ricca produzione successiva l'autore, che daH’ambiente crociano e antifascista napoletano aveva tratto la propria formazione culturale, ebbe modo dic svolgere la sua complessa ricerca, affermandosi nel secondo dopoguerra tra i migliori scrittori italiani. Nel 1950, con « Speranzella », vinse il Premio Viareggio.

L’Italia che scrive (n. 4 del 4.4.1934), pur non essendo tra, le pubblicazioni più faziose del regime, fece del libro una recensione assai critica, osservando tra l’altro, con malcelata acredine: « E il peggio è che questa letteratura è grigia, plumbea, depringtente, scorata e' scoraggiante. Il Bernari, certo, ha singolari doti di scrittore: le sue scorrezioni, le sue rozzezze e ingenuità, I suoi dilettantismi e as intatti cita sono voluti per dare l’illusione ai lettori di trovarsi dinnanzi ad una forza fresca e primitiva; e a ogni modo non velano, anzi mettono in rilievo quelle doti. E innegabilmente egli ries[...]